Una casa per Marco Cavallo - Lettera aperta al sindaco di Muggia

Gentile sindaco Polidori,

siamo la Scuola Popolare di Musica Ivan Illich, un’associazione bolognese arrivata al suo trentesimo anno di vita. Siamo tutti musicisti: gente strana, si sa… ed a maggior ragione perché apparteniamo a quel particolare genere di musicisti che credono che la musica e l’arte siano un mezzo di liberazione e non soltanto un fine.

Quando Marco Cavallo saltò il cancello del manicomio per mischiarsi con il cielo, portandosi dietro più di seicento persone – alcune delle quali quel cielo lo avevano visto solo attraverso le sbarre- molti di noi erano appena nati o non erano nati affatto. Eppure, ci sentiamo di dirlo, già camminavamo dietro di lui. Marco Cavallo, come un azzurro Ronzinante con la pancia piena di parole e sogni, ci porta in groppa da quando, nel 1992, siamo nati come associazione. Da allora ci ha insegnato molte cose e, tra tutte, la più importante: che i luoghi chiusi bisogna aprirli, come vanno aperti e tenuti ben spalancati la mente e il cuore.

Aprire per far uscire e aprire per lasciare entrare.

Ecco, Sindaco, noi proprio oggi abbiamo saputo che, al ritorno da uno dei suoi tanti viaggi, questa volta Marco troverà la porta del suo rifugio di Muggia sbarrata. Lo ha deciso lei, a quanto pare, definendo il nostro amato cavallo azzurro “un ingombro”. Certo avrà le sue ragioni ma anche noi abbiamo le nostre, ben chiare. E Le scriviamo quindi questa lettera per dirle che, al contrario della sua, la porta della nostra casa è sempre aperta e che saremmo onorati di accogliere Marco Cavallo qui, a Bologna, se fosse necessario.

Il nostro è un gesto dovuto, per il debito di riconoscenza ed identità che abbiamo verso di lui e verso la storia meravigliosa e rivoluzionaria che incarna. E mentre scriviamo, ci auguriamo ovviamente (e siamo certi che così sarà) che la città di Trieste si stringa attorno ai custodi di quella storia e si mobiliti intera per riuscire a trovargli una nuova dimora nel luogo in cui è nato, a cui appartiene e da cui ha parlato al mondo.

Tuttavia, se per qualche incredibile congiuntura così non fosse, noi ci siamo.

Un carro a motore è già pronto a partire per venirlo a prendere perché, si sa… un cavallo che ha tanto viaggiato non potrebbe galoppare per così tanti chilometri. Qui lo aspetterebbero biada fresca di allegria, un grande giardino sempre aperto, la musica per danzare, la nostra pazzia, per la quale sempre ringraziamo e che dobbiamo anche a lui. Oltre ovviamente ai tantissimi che qui – come in molte altre parti d’Italia - lo accoglierebbero festanti e felici.

Probabilmente dirle questo è del tutto inutile: “gli ingombri” vanno solo rimossi e poco importa che fine facciano. I matti pure venivano rimossi, rinchiusi, allontanati dagli sguardi: anche loro “ingombri”, che Marco ha portato fuori, liberato, mostrato, facendo la Storia, realizzando l’Utopia. Una storia che volentieri oggi qualcuno vorrebbe cancellare e, tra questi, probabilmente anche lei.  Inutile quindi dirle questo. Ma chissà, poi… a volte le parole possono aprire solchi anche nei terreni più difficili e l’incredibile farsi reale.

Vede, signor Sindaco, i cavalli azzurri non si rinchiudono. Né dentro, né fuori: perché sono liberi.

Lei forse non lo sa, ma noi si. E come noi, un enorme popolo che ricorda perfettamente cosa Marco Cavallo rappresenti.

Se ce ne sarà bisogno, quindi, arriveremo in men che non si dica. E sicuramente non saremo soli…

Cordialmente,  

La SPM Ivan Illich (Bologna)

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